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 GIORNALINO D'ISTITUTO

link al   numero 1, anno 3

 

Anno 2, numero 4   

 

  

 

A Padova, Berliner Mauer 2008

Ho Padova, via Anelli. Nel 2007 spaccio, prostituzione e risse costrinsero le autorità a erigere una barriera muraria alta 3 metri per isolare un intero quartiere che prima veniva chiamato ghetto, e che nel 2006 lo divenne veramente.

Adesso sta per sorgere anche il secondo; il 15 marzo 2008 è stato deciso dalla preside della Scuola Elementare Valeri di costruire un muretto divisorio  tra la scuola elementare e il Cpt adiacente dopo che nella prima settimana di marzo un ragazzo cingalese dei corsi Ctp ha fotografato in cortile un bimbo di seconda. Episodio che ha scatenato la paura dei genitori. La decisione è stata presa per evitare che gli studenti già adulti siano in contatto con i ragazzini dell'elementare.

E’ un fatto che mette in risalto la paura degli italiani accumulata negli ultimi tempi con l’aumento degli immigrati, e soprattutto degli immigrati clandestini. Una paura tale da accettare la costruzione di un muro che da molti viene paragonato al muro di Berlino dell’epoca della “cortina di Ferroâ€. Ma sarà una soluzione adatta?

                                                                     Alex


 

Donne: prede dei sopprusi  

Oggi, 2008, sul fronte Occidentale si apre un grande scenario fatto di luci e ombre: sotto l’apparente benessere permeato di scienza, tecnologia, industrie e comunicazioni, che appaiono come i maggiori pilastri di modernità, sviluppo e ricchezza, si nascondono i più forti disagi umani, la difficoltà di vivere e la ricerca di sensazioni forti.

Siamo giunti all’epoca del Nuovo Decadentismo?

No, tutto questo non è poesia, non è letteratura, né tantomeno arte o musica. Questo è soltanto il ritratto di un sistema sociale, che soffoca gli animi più sensibili ai sentimenti umani a favore di profitto e potere, e dove il sonno della ragione fa da sostrato a criminalità, violenza e sopraffazioni.

A poco più di un mese dal giorno della donna, 8 Marzo, non posso che soffermarmi in modo particolare sui soprusi di cui essa è vittima prediletta. Anche laddove istruzione, progresso e valori morali, e soprattutto civili, non mancano, si verificano i fatti più crudeli e spietati.

E ciò che più lascia allibiti è il fatto che vittime e aggressori non siano soltanto adulti, ma anche giovani nella fascia di età tra i 12 e i 20 anni. Tra essi lo stupro è divenuto atto goliardico, in continuo aumento, spesso generato da immaturità e vigliaccheria. 

Il 30% degli studenti del nostro Istituto, presi come campione rappresentativo, ritiene che questi fatti scaturiscano da pene troppo flebili che non comportano la giusta condanna; a seguire, il 28% sostiene che solitamente questi eventi siano frutto di istituzioni e famiglie che, nel complesso, non riescono a trasmettere valori, mentre il 16% ritiene che essi siano dovuti alla figura stereotipata della famiglia che esalta e premia la virilità dell’uomo e inconsciamente rende le donna vittima. 

I principali motivi che spingerebbero un uomo a violentare una donna sarebbero:

per il 51%: problemi psicologici repressi;

per il 16%: un incontrollabile istinto animalesco;

per il 12%: il piacere psico-fisico che ne deriva in seguito;

per il 10%: una forte virilità da sfogare;

per l’8%: atteggiamenti ambigui e provocatori da parte della donna. 

Di certo si tratta di fatti ignobili, che generano tensione tra la società e soprattutto tolgono quel senso di sicurezza di cui dovrebbe godere ogni cittadino.

Eppure, come combatterli? E’ facile puntare il dito accusatore verso il colpevole, chiudendosi in un lamento muto, che non sente ragioni, ma è difficile interrogarsi sul grado di responsabilità che ciascuno detiene, sia esso singolo o istituzione. 

Secondo la maggior parte degli studenti, 49%, tali fatti vanno contrastati con pene più severe;

per il 16%, con un’educazione più rigida;

per l’11% con un’educazione più attenta alle donne, spesso troppo ingenue;

per l’8% con un’educazione più attenta agli uomini spesso troppo virili;

per il 6% con dotazione di mezzi di difesa alle donne;

per il 5% con un’educazione più rigida in famiglia;

per il 2% con un’educazione più rigida a scuola; per il restante 3% tali fatti sono inevitabili.

                                                                                 Chiara

Istruzione: riforma Del Buono

“Se vuoi costruire una nave, non radunare gli uomini per raccogliere il legname e distribuire i compiti, ma portali sul litorale e fa nascere in loro la nostalgia del mare aperto e infinito.†

                                         Antoine de Saint-Exupery

 

Immaginate un alunno qualsiasi di una parte qualsiasi del nostro paese che entri per la prima volta in una scuola superiore.

L’ambiente che trova è grigio, buio, più simile ad una caserma che ad una scuola.

Il suono della campanella è il momento in cui la scuola ti sequestra il cervello e lo chiude in un recinto; lo costringe a muoversi tra l’incubo dei programmi da fare e le scadenze delle verifiche. L’ansia per il risultato,  il dubbio di non essere in grado di esprimersi, il peso del ritorno a casa dai genitori, la competizione con i compagni generano conflitti nell’alunno.

“Grigliaâ€: parola ricorrente, che dà la sensazione di come a volte disperatamente si tenti di imbrigliare la personalità di un ragazzo in una sorta di reticolo numerico. La scuola fa benissimo il suo dovere di distribuire compiti, e i ragazzi che non sono in grado di andare oltre applicano al meglio la teoria economica di ottenere il massimo con il minimo sforzo. Ma si tratta di economia!

Come sarebbe una scuola che, invece di essere così meticolosa nell’assegnazione di compiti, fosse capace di dare orizzonti, voglia di rischiare, apertura al mondo che va veloce, fare del dubbio l’elemento essenziale della conoscenza, ricercare nuove strade invece di continuare a percorrere le vecchie?

Sarebbe una scuola piena di vita, e migliorerebbe anche nell’aspetto fisico, costruendo spazi per aiutare le aspirazioni dei giovani; sarebbe aperta sia fisicamente che mentalmente all’integrazione, alla vivacità culturale, all’innovazione, alla ricerca.

Sono da sempre convinto che i giovani abbiano perso il senso civico, la voglia di mettersi in gioco, la capacità di convivere in modo solidale. Ma sono altrettanto convinto che la formazione debba riprendere il suo ruolo e la funzione di stimolo a guardare avanti, facendo rinascere il desiderio di mare aperto.

Il futuro è l’unico tempo verso il quale possiamo andare.

                                                            Guido Del Buono


 

Una mostra al femminile

 Abiti di lusso, sguardi profondi, ritratti e paesaggi… la storia attraverso i quadri. “La Belle Epoque: arte in Italia dal 1880 al 1915â€, questo il titolo della mostra che fino al 13 luglio si terrà a Palazzo Roverella a Rovigo.

Ma cos’ è La Belle Époque? Tradotto letteralmente il termine significa “l’epoca bella†e indica un periodo di tempo che segna il passaggio dal XIX secolo al 1900, che come sappiamo è caratterizzato dalle due Guerre Mondiali. Un boom di ricchezza accompagnato da costanti progressi nelle scienze, nella medicina e nell’ingegneria le precede. Per le generazioni che hanno vissuto la guerra questa breve fase era vista come la personificazione della serenità, del quieto vivere, del divertimento e dell’evoluzione; pertanto fu deciso di nominarla, appunto, Belle Époque. Cardine di questo periodo è la ricca borghesia che commissiona opere per le proprie collezioni private e il soggetto è per lo più femminile, perché la donna è vista come la figura dove convergono tutte le caratteristiche della Belle Époque, colei che meglio sa interpretare il cambiamento. La città, invece, che simboleggia quest’epoca è Parigi, la Ville Lumière con la Tour Eiffel, colosso di ferro immagine dell’innovazione tecnica.

Il percorso espositivo comincia con dei ritratti passando poi per scene di vita mondana e di villeggiatura che proprio in quegli anni ritorna alla moda: ecco una novità, si comincia a vedere la vacanza come un momento per riposarsi dal lavoro o dalla quotidianità e si comincia a capire l’utilità, per la salute, dei bagni nell’acqua di mare. Questa, infatti, è la meta preferita mentre la villeggiatura in montagna è limitata alle zone in prossimità di laghi.

Un’altra novità è l’“emancipazione†femminile; si possono, infatti, ammirare dipinti con donne sole che bevono un caffè e leggono il giornale, cosa che qualche anno prima non sarebbe mai potuta accadere. Ci sono dipinti con persone a cavallo, che piano piano viene sostituito dalle prime automobili.  Interessante è vedere anche il cambiamento della donna nei quadri che passa da una figura dolce ma sicura di sé, dalla diva, alla morfinomane quando questo essere diva e sicura di sé porta ad un’autodistruzione sia fisica che mentale.

Sono quadri che colpiscono, che restano, che fanno sorridere e che, a volte, addirittura rapiscono lo sguardo. 

Ma della mostra non fanno parte solo i quadri. Sono presenti, infatti, anche i primi cartelloni pubblicitari che venivano dipinti da veri e propri artisti e pubblicizzavano di tutto: dal latte in polvere ai liquori, dalle prime automobili ai  primi hotel. Insomma, un bel modo per passare un pomeriggio e imparare la storia in un modo più divertente che stando sui libri.   

                                                                 Veronica Pulito


Eros e musica

Richiamo minaccioso, suscitatore di follia, che spinge chi ascolta al più intimo rapporto con il suo io e con sé stesso. Non c’è da guardare, non c’è da toccare, non c’è nulla di fisico tra noi e la musica. Essa va diretta alla nostra soggettività, al primissimo sentimento che abbiamo di noi stessi. Tocca i nostri desideri più puri, nelle loro più ingenue ed immediate manifestazioni. Fuori dal mondo, fuori da ogni ragione e da ogni calcolo, racchiude in sé un linguaggio che è nostro, ma diverso per ognuno: ci chiama a condividere quel che ci è più proprio, pur mantenendolo sempre nostro. Non nasce, nella musica, un mondo comune, perché ogni ascoltatore rimane nel suo sé. Ma, sentendo la vicinanza degli altri, gode del contenuto comune che rende davvero vicini gli inconciliabili.Proprio in questo la musica è sensuale. Ognuno, con sé stesso, ascolta questo impulso cieco e primordiale, che lo chiama alla danza, al movimento, al canto. E proprio nella conoscenza del fatto che questo richiamo è condiviso dall’umanità, si crea quell’unione fondamentalmente divisa, mai effettiva, che è splendidamente erotica. Inoltre ogni singolo termine musicale rimanda alle sensazioni più elementari dell’uomo, le stesse che così forti si fanno sentire nella sensualità pura."
Sincopi, pause, tensioni, interruzioni, riprese: concentrazioni e dissipazioni di energia, di desiderio, di volontà di essere appagati. La musica ci guida, con il suo svolgimento, ci insegna come muovere le nostre emozioni e i nostri desideri. E così anche il lato melodico. Notoriamente diviso in maggiore e minore, accompagna con questi due modi le più intime passioni: gioia e tristezza, divertimento e noia, bene e male. E non occorre che ad alcuno sia detto che il modo maggiore suscita allegria: si sente, anche senza sapere di armonia. E sempre senza conoscenze tecniche, ci si può accorgere facilmente quando un brano diventi stucchevole, fastidiosamente noioso. Le eccessive ripetizioni, troppo precise, troppo armoniche, senza variazioni, sono esattamente quelle che rendono la noia grande. Il godimento e l’appagamento chiedono di essere maltrattati, con dissonanze e cambi tonali, per arrivare a quella tensione altissima che finalmente li farà sfociare nella più propria realizzazione di sé stessi.

E dunque risuona forte la sensualità intima della musica, il suo rapporto purissimo con
Eros. Essa stende degli invisibili ponti tra tutti i sé che la stanno ascoltando e li unisce, li lega con angelici lacci. Tuttavia non ancora si ha l’unione effettiva, i ponti non portano verso luoghi determinati. Crollano, al primo passo, franano d’invidia per il piacere umano. La musica infatti non lascia che il suo carico erotico fortissimo venga disperso al primo venturo: essa vuole che sia raffinato, vuole che il carico erotico diventi sensuale, propriamente sensuale. E poi amoroso, in fine, per condurre alla comprensione di quell’ineffabile, di quell’irraggiungibile che nessuna arte da sola può far ottenere. Né l’arte del sé, né la musica, né la poesia, né la scultura, né l’arte del sesso, né l’arte del piacere fisico.
Questo è il regno dell’arte, della storia del desiderio. In esso tutti gli spunti si richiamano, invitano alla costruzione di quei ponti. E ogni arte, quanto umana è essa più degli uomini, è invidiosa del piacere che ci sta concedendo: chiede di essere amata. Lo chiede per poter disperdere con affetto il suo carico amoroso ed erotico, e morire in noi, in quel denso sacrificio che sparge all’altare di Eros il sangue dell’ineffabile più sacro.

                 Alessio Salvato


Anno 2, numero 3

San Valentino e l'amore incompreso

Ho provato ad essere forte, ma dovevo pazientare, avere un po' di pazienza, aspettare. Per tutta la vita ho creduto che l'amore fosse cieco, potrei mentire a me stesso ma è vero. Non posso negare che sia così, ma ciò che si sente dentro porta ogni persona ad essere diversa da ciò che cerca, e in fin dei conti ognuno è ciò che sente dentro di sé. Tutti riescono a vedere quello che sembri, ma solo pochi comprendono veramente chi e come sei. L'amore è una bella cosa, ma come tutte le belle cose, non sempre sono apprezzate da tutti, e che forse a qualcuno neanche piacciono o interessano, perché ha saputo accontentarsi di ciò che è, perché vuole essere null'altro che se stesso, anche l'amore per qualcuno è qualcosa di misterioso ed incompreso, un salto nel buio che incute più terrore che tranquillità, un qualcosa di ignoto che invece di ispirare curiosità provoca solo dolore e sofferenza. L'animo umano spesso fatica a comprendere ciò che non può vedere né palpare ma che tuttavia esiste, la forza dell'animo umano sta proprio nella ricerca di risposte a molte domande suscitate dalla curiosità che portò Odisseo a sfidare gli dèi oltrepassando le Colonne d'Ercole.
La sete di conoscenza è il moto­re che tiene in vita l'uomo, e l'amore è proprio qualcosa che esula dalla comprensione umana ed è questo alone di mistero che lo circonda a renderlo speciale e ricercato, importante e fondamentale nella vita d'ogni
essere umano poiché grazie ad esso una persona può scoprire un mondo diverso da quello che è abituata a vivere, un mondo fatto di sensazioni nuove, un mondo in cui i sogni trovano realizzazione.
L'amore è una bella cosa, ma come tutte le belle cose può essere pericolosa. L'uomo non è in grado di comprendere a fondo l'amore in tutte le sfaccettature e un errore d'interpretazione può creare illusioni che una volta svelate distruggeranno l'animo più profondo di questa persona. L'amore è un'arma molto potente, saperla usare nel modo e nel momento giusto è una qualità e una capacità non sempre a portata di tutti, ma come ogni cosa per capirne il funzionamento e l'utilità bisogna sperimentarla, fare pratica. Alla fine ci si accorge che senza amore non si muore fisicamente, si muore spiritualmente tornando allo stato animale, e che invece portando l'amore dentro di sé, seppure non ancora compreso, può dare una forza tale da salvare la vita a chi lo porta con sé.
                                                                         Simone Boaretto


 

Emergency

Il progetto intercultura è ormai una realtà affermata nella nostra scuola, portata avanti con dedizione dai referenti ed accolta con entusiasmo dagli studenti.
L'ultima interessante iniziativa nell'ambito del progetto ci ha proiettati all'interno di una realtà concreta e molto più vicina a noi di quanto di quanto potessimo immaginare, realtà tuta italiana nata nel 1994: Emergency, fortemente voluta da Gino Strada, il suo fondatore, sostenuto inizialmente da un ristretto gruppo di amici. Si tratta di un'associazione indipen­dente e neutrale, nata per offrire assistenza medico- chirurgica alle vittime civili delle guerre e di tutte le drammatiche conseguenze che esse comportano, garantendo un servizio gratuito e di alta qualità.

Ma perché l’attività di Emergency è oggi fondamentale? I volontari che hanno presenziato agli incontri del 12 e il 18 dicembre scorsi, con poche cifre hanno reso l'idea: dalla fine della II Guerra Mondiale si sono tristemente susseguiti più di 150 conflitti, dei quali circa 30 sono tuttora in corso, il 90% delle vittime fa parte della componente civile della popolazione e addirittura i 2/3 sono bambini.

Dalla prima missione di Emergency, in Ruanda, sono passati 13 anni; da allora l'associazione ha aiutato oltre 2.655.000 persone, in zone dove la sopravvivenza è quotidianamente messa in discussione e la sanità, anche di base, è rigorosamente a pagamento. Ecco perché Emergency, nelle aree in cui opera, garantisce non solo chirurgia di guerra, ma anche le forme di assistenza più elementari ed affianca agli ospedali centri di primo soccorso per far fronte ad ogni emergenza. E le condizioni lavorative, purtroppo, non sono ottimali; in Afghanistan ad esempio, zona nella quale Emergency è presente ormai da tempo, esiste una sola macchina per la tac.

Ma Emergency fa ancora di più: l'organizzazione, infatti, non punta solo alla riabilitazione fisica delle persone colpite, ma anche a quella sociale.
Particolarmente importante è, poi, la formazione del personale locale, con medici-tutor e veri e propri corsi professionali, in modo che le nuove strutture possano rendersi gradualmente autonome e indipendenti dai paesi del nord del mondo. Altro merito dell'associazione è quello di promuovere coraggiosamente e instancabilmente una cultura di solidarietà, pace e rispetto dei diritti lamani. Fra le vittorie riportate da Emergency, significativa è quella che ha portato l'Italia, nel 1996, a mettere al bando le mine antiuomo. Sempre a proposito del nostro Paese, abbiamo scoperto, con sorpresa, che Emergency lavora anche qui, visto che, ad esempio, immigrati e carcerati non godono di un'adeguata assistenza sanitaria. L'impegno umanitario di Emergency, date le scarse sovvenzioni concesse dall’UE e dai governi, è possibile grazie al contributo di migliaia di volontari e sostenitori; impegno umanitario che, tradotto in cifre, significa presenza di Emergency in 13 paesi di tutto il mondo, 7 ospedali costruiti, 4 centri di riabilitazione, un centro di maternità, un centro dì cardiochirurgia, 55 tra sedi di primo soccorso e centri sanitari. Tuttavia, ardue e numerose sono ancora le sfide che Emergency si appresta ad intraprendere, come quella contro i bambini-soldato, immane piaga che aggrava i già terribili conflitti odierni; i bambini impiegati nel conflitti, nel mondo, sono 300.000.
Ma la sfida più dura è, senz'altro, quella contro l'indifferenza: sensibilizzare l'opinione pubblica nei confronti delle guerre e promuovere in modo tenace e consapevole la pace possono essere "armi" molto più efficaci e devastanti di qualsiasi mina antiuomo!
                                                                     Jessica Celesti


 

Con la testa tra le nuvole

Chissà quante volte insegnanti e genitori vi avranno detto che avete la testa tra le nuvole. Chissà quante volte vi avranno detto di tornare alla realtà, ai vostri compiti e ai vostri doveri. Bene, il divagare fa parte dello spirito umano e guai se non ci fosse, ma altrettanto male sarebbe essere sempre fuori dalla realtà. Tutta questa introduzione un po', ma solo un po', moralistica per affrontare il tema delle vere nuvole, quei bei condensati di vapore o ghiaccio dalle molteplici forme e colori all'alba e al tramonto che danno poesia ad un cielo che altrimenti sarebbe di un blu monotono. Che noia avere sempre un cielo blu e il sole che splende! O no? L'occasione per parlare di nuvole viene da un libro uscito in Inghilterra nel 2006, TI-Le Cloudspotter's Gtide, pubblicato in italiano nel 2007 col titolo Cloudspotting. Una guida per contemplatori di nuvole. L'autore Gavin Pretor-Pinney ha lo scopo dichiarato di tentare di farci apprezzare le nuvole in tutte le loro manifestazioni scoraz­zando su aspetti scientifici, pittorici e letterari e pure aneddotici. Veniamo così a sapere che esistono vari tipi di nuvole che spesso si sentono nominare dai meteorologi. I cumuli, quei fiocchi di cotone che si formano nei giorni di sole estivo e non portano pioggia. I cumulonembi, quei nuvoloni scuri e torreggianti che portano temporali e talvolta devastazione. Gli strati, cI uelle nebbioline basse che coprono il mondo sottostante come una leggera coperta.Gli stratocumoli, basse formazioni nuvolose a fiocchi su vari strati dove i raggi di sole riescono a malapena a passare. Gli altocumuli, quelle lunghe file d nuvole che sembrano pagnotte molto in alto e non portano pioggia. Gli altostrati, quelle nuvole a strato che coprono tutto il cielo per un giorno o due e che ci danno tanta malinconia perché non ci fanno vedere il sole. I nembostrati, fitta coltre grigia uniforme che porta pioggia e pioggia ancora, per ore, per giorni. I cirri, e tutte le loro varianti, altissimi a oltre 10 km, a strisce sottili, a volte incurvati dal vento d'alta quota, cristalli di ghiaccio in caduta libera ma troppo piccoli per arrivare a terra. Infine le uniche nuvole create dall'uomo, le scie degli aerei che spesso si incrociano con altre a formare strani reticoli nel cielo. Ce n'è per tutti i gusti, insomma. Non contento il nostro uomo ha anche creato un sito web www.cloudappreciationsociety.org che contiene una vastissima collezione di foto dì nubi classificate secondo i tipi, scattate in tutto il mondo e, chicca finale, la sezione cloud lookalikes contenente foto di nubi che assomigliano a qualcosa, tipo un animale, il volto di una persona o fantasmi. Chi non ha mai intravisto una figura "terrestre" nelle nuvole? Ecco, se qualcuno vi critica per avere la testa in su per guardare le nuvole rispondete che state ammirando la poesia del cielo. Le nuvole sono espressione dell'umore dell'atmosfera.

                                                                  prof. Franco Ferro


 

Un raggio di sole

Con la fine dell’estate, ogni anno, inizia il periodo del riordino delle idee, delle carte, di tutti gli articoli di giornale che con cura meticolosa ho raccolto per arricchire le mie lezioni. Così ,invariabilmente, compaiono i “tazebao†con le foto dei ragazzi e mi soffermo a guardare quelli di quinta, come per allungare un addio;  qualcuno di loro sicuramente passerà per la scuola e con affetto cercherà i suoi prof., altri stenterò a riconoscerli incontrandoli casualmente in qualche negozio, maturati nell’aspetto, cambiati fisicamente ma con qualcosa di familiare che si riaccende ad un loro saluto, mentre mi sento mortificata nel non riuscire a salutarli con il loro nome, come loro si aspetterebbero del resto. Tre nuove classi ogni anno, sessanta ragazzi che si inseriscono nella mia vita e con i quali percorrere assieme un tratto di strada. Ma c’è sempre qualcuno che ogni anno, fin dalla prima lezione in terza, si stampa con nome  cognome e classe. Fabio Canova 3B PACLE anno 2002-3: ciuffo sulla fronte che con fatica acconciava, guance arrossate e un sorriso tra il sornione e l’accattivante che  ti disarmava e attenuava  ogni richiamo sia  per il cronico ritardo delle otto che per il chiacchierio con il compagnone Andrea. Poi in quinta ecco l’agognata patente e così le corse con la macchina rossa che vola  nel parcheggio della scuola e in un attimo lo vedo entrare in aula, ovviamente in ritardo, trafelato e ansante con le guance infuocate e Andrea dietro sempre un po’ defilato. Sgridata di rito e …ecco il sorriso   come un raggio di sole, a quel punto  mi sciolgo:  “Andrea, arriva pure in ritardo piuttosto di correre in quel modo - altro sorriso- ti ho visto entrare a tutta velocità nel parcheggio .. vai piano ..è pericoloso…è anche ghiacciatoâ€. Il lavoro su Jean Louas Forain,  che quasi diventa   l’impressionista più odiato da un ragazzo, gli intervalli dilatati nelle chiacchiere con i compagni, le risate e gli appostamenti nei corridoi in attesa dei prof. in ritardo e poi i giorni della maturità che, nonostante la tensione e una giusta strizza, non ti impediscono la cura del ciuffo. A prova orale conclusa ecco il sorriso, questa volta aperto,  sollevato, luminoso come il sole che il  giorno delle esequie è entrato in chiesa accompagnandoti e scaldando il cuore dei tanti presenti, amici, compagni e i tuoi familiari, consolandoci del dolore di perderti. Dice la prof. Boldrin che c’è un significato per tutto, e che questo sole inatteso in giornate uggiose sei tu. Le credo, guardo la tua foto che ho ripescato tra i miei tazebao, mi sorridi… infilo il guinzaglio al cane ed esco a passeggiare nel sole. 

                                                                prof.ssa Raccanello


 

Anno 2, numero 2

Prigioniera del proprio corpo

Se ne sente parlare sempre più spesso purtroppo: i disturbi ali­mentari colpiscono un numero in continuo aumento di giovani, so­prattutto donne, in una fascia di età compresa fra i 12 e i 25 anni.

La più diffusa tra queste patologie è sicuramente 1'anoressia, ma non vanno certo dimenticate la bulimia e l'obesità altrettanto drammatiche.

Se solo qualche decennio fa queste malattie (diciamolo!) passavano "inosservate", oggi il problema viene affrontato con ogni mezzo a disposizione: dalle campagne pubblicitarie ai seminari condotti da esperti per cercare di indirizzare quelle che possono essere le eventuali vittime a trattamenti e cure per uscire da questo tunnel al  termine del quale troviamo solo morte fisica e spirituale. Ed è proprio questo che la Frash & Partners Spa; azienda di abbigliamento di Tombolo in provincia di Padova, ha voluto affermare proponendo lo slogan "NO ANOREXIA" nel quale compare la foto scioccante di Isabella Caro, giovane modella anoressica "prigioniera" in un corpo di appena 31 chili, più ossa che pelle. Capelli rossi, grandi occhi azzurri sporgenti su un viso consumato dalla malattia. E questo l'aspetto della maggior parte delle vittime dell'anoressia, ma quali sono le cause che spingono giovani ragazze, nel fiore della loro età, a lasciarsi consumare pian piano da questa bestia nera? La malattia è il risultato della storia individuale, e questa è tanto diversa, quanto diverse sono le condizioni di crescita all'interno di una famiglia. Ecco il nesso in comune. Proprio così, molte vittime fanno coincidere le origini dei disturbi alimentari con rapporti sbagliati con i propri genitori, rapporti a volte trascurati a causa del desiderio di affermarsi nella carriera, o viceversa, portati ll'esasperazione, che limitano, che soffocano, che bloccano e che conducono all'­autolesionismo.

Certo, non è affatto facile trattare temi come l'anoressia, ma è giusto rendersi conto che è una realtà, una drammatica realtà.

C'è chi, però, teme che il mezzo pubblicitario possa suscitare un effetto boomerang: sbattere in faccia con tale efferatezza una foto così scioccate può scatenare un pericoloso effetto emulazione da parte di molti i giovani che aspirano a conquistare il famigerato mondo dello spettacolo, affermare quindi che l'anoressia ce l'ha fatta a raggiungere le pagine di un giornale nonostante la sua crudeltà.

Ad alimentare l'alto numero delle vittime con disturbi alimentari sono, inoltre, le continue immagini che propongono canoni di bellezza femminile, prive di rotondità, sempre più magre. Sul banco degli imputati, pochi anni fa, fu messa proprio la moda, responsabile in quanto "spingeva" le modelle a diete drastiche e digiuni interminabili, offrendo poi esempi di successo assurdi. Ed è per ciò che molti stilisti hanno fatto si che modelle sotto una certa taglia fossero escluse dalle passerelle, per dare in primis il buon esempio alle giovanissime. Concludendo, la distanza tra vita e morte a volte si limita ad un soffio e le vittime dell'­anoressia ne sono ben consapevoli, ma uscire da questa "prigione" di cristallo non è facile. C'è bisogno di tutto l'aiuto possibile per dar voce a coloro che invece continuano a stagnare in una vita troppo inutile e banale, fatta di dolori emortificazioni..(e non solo!).

                                                                                    Lizzy


Sreanieri: integrazione respinta

Ormai è da un po' di tempo che, in Italia, si può osservare il fenomeno dell'immigrazione: tante persone straniere che vengono a stabilirsi qui e a iniziare una nuova vita. E purtroppo le conseguenze di questa scelta, fatta dai genitori e dettata da motivi diversi, le devono pagare i figli degli immigrati, che sono costretti a seguirli, lasciando nel Paese di origine tutti gli amici e la vita di prima. Sentiti alcuni pareri, si è potuto notare che quello che risulta difficile, per un adolescente immigrato, è integrarsi nella società e adeguarsi ai comportamenti locali così come alla cultura di adozione.

I fattori che creano queste difficoltà sono varie: in primo luogo, la comunicazione, condizionata dalla padronanza, o meno, della "nuova" lingua. Poi, altro fattore che spesso si tenta di  nascondere, ma che in realtà è il più importante di tutti, il fatto che molti dei ragazzi italiani evitano quelli che sono appena arrivati. Non c'è un motivo preciso, ma si può considerare  che il comportamento attuale degli adolescenti italiani, verso gli stranieri, sia paragonabile a quello degli abitanti del Nord Italia all'epoca dell'immigrazione dei cittadini del sud Italia, i cosiddetti "Terroni".  I diversi stili di vita, le tradizioni, il modo di vestire, fanno sì che gli immigrati vengano, in una certa misura, isolati. Ci sono ragazzi che, anche dopo tre o quattro anni vissuti in Italia, non sono ancora integrati nella società. È anche vero che alcuni non ci provano minimamente e fanno il possibile per evitare qualsiasi tipo di rapporto con la società italiana, ma questi sono casi a parte, e risulta difficile che essi si lamentino sul discorso dell’integrazione.

Però ci sono anche molti ragazzi che fanno lo sforzo di integrarsi, ma vengono respinti, e ognuno cerca di nascondere il disagio in varie maniere: alcuni, ad esempio, studiano continuamente perché non sanno come sfruttare in un'altra maniera il tempo libero. Certo, si può dire che se si ha tempo libero si può comunque andare a fare una passeggiata, uscire fuori a divertirsi o praticare attività sportive, ma diventa molto complicato se non ci sono compagnie di amici che ti coinvolgono in tali situazioni. Essere integrato nella società non è una cosa da poco e l'integrazione parte proprio dalla socializzazione. Gli atteggiamenti sbagliati possono condizionare il futuro di qualsiasi persona, non importa se venuta dall'estero o cresciuta in Italia. Ogni individuo porta con sé un importante bagaglio culturale,  sociale ed emotivo, anche se diverso da quello comunemente conosciuto, e tale bagaglio va condiviso e compreso. Essere accettati e riconosciuti, anche per le proprie diversità, può portare un arricchimento all'altro. E la socializzazione permette di accelerare questo processo, indispensabile per tutti

                                                                                 Alex Polevoi


Anno 2, numero 1

Intervista al Preside

Breve presentazione…
Sono Giacomo Zanellato, ho 55 anni, vengo da Agna, sono sposato,
  ho due figlie. Ormai ho una lunga esperienza come dirigente scolastico, sono 27 anni! Finalmente sono arrivato anche al Kennedy, dopo varie Scuole nelle zone di Candiana, Casalserugo, e così via.

  Quali motivi l’ hanno spinta a scegliere il Kennedy?
Beh, come già detto ho una lunga esperienza che è partita dalle scuole dell’infanzia per passare a quelle di
     istruzione secondaria e per completare il ciclo del mio lavoro ho preferito diventare dirigente scolastico di un Istituto Superiore, proprio come questo!

   E’ stato facile accedervi o le richieste erano molteplici?
Hehehe, è stato facilissimo entrare, ero l’unico, cioè la mia era l’unica richiesta per il Kennedy, quindi non avevo problemi di “avversariâ€.

   Cosa ha potuto constatare in questo 1° mese di scuola? Quali sono le sue impressioni in riferimento a Struttura, Insegnanti e Studenti?
Dopo il primo mese posso confermare che la struttura è molto valida, in tutti i sensi! Abbiamo un’ottima segreteria e altrettanti uffici, dei docenti molto motivati e preparati che trasmettono voglia di imparare. Poi per gli studenti è ancora presto dirlo però vedo che anche gli studenti non scherzano anche se ci sono già stati piccoli casi dove la voglia di studiare manca.

   Intende proporre qualche progetto particolare nel corso di quest’anno?
Come prima cosa voglio convalidare i progetti preesistenti, approfondire il progetto di alternanza scuola/lavoro, progetto che mi sta particolarmente a cuore, e sicuramente migliorare il complesso, come ad es. i cancelli, le telecamere, e via di seguito.

   Quali sono le sue aspettative per quanto concerne gli studenti?
Spero che vengano a scuola volentieri, che siano motivati allo studio e incentivati all’istruzione con laboratori e docenti validi.

   In riferimento allo spiacevole fatto accaduto l’anno scorso rientrato tra quelli che vengono definiti “atti di bullismo†cosa ne pensa? Che misure avrebbe adottato?
Posso solo dire che sono episodi ormai costanti nelle scuole, anche in quella padovana, tuttavia bisogna avere cautela, ma  allo stesso tempo imporre regole e divieti. Bisogna capire gli studenti, parlare con loro e capire le motivazioni di questi atti, le cause (la classe, l’organizzazione) e soprattutto individuare il contesto.

  Resterà con noi per tanti anni?
Si certamente si! Ho tutta l’intenzione di rimanere qui per diversi anni!

   Dato che è risaputa la sua passione per la navigazione virtuale, può dirci quali sono i suoi siti preferiti?
Beh, sono diversi. Quelli che comunque controllo giornalmente riguardano sicuramente la scuola, la direzione regionale, i ministeri soprattutto quello della pubblica istruzione, siti politici, di organizzazione politica e poi controllo mensilmente i CE e i BDP.

   Segue il calcio? Se si, per quale squadra tifa? Che ne pensa della violenza negli stadi?
Sono sincero non seguo il calcio, cioè non seguo le partite domenicali, al massimo le partite a livello internazionale. Una volta seguivo molto il Padova ma ora ho trovato ben altri hobby. Poi calcio e stadio non fanno per me, e un incentivo è sicuramente la violenza. Amo invece la pesca sportiva perché da più relax, ma non la pesca in laghetti dove tutti riescono a pescare; preferisco il delta del Po’; infatti se vedete nel mio ufficio ho una piantina del delta.

   Qual è il suo primo ricordo al Kennedy?
Io conoscevo di già il Kennedy come struttura, come impostazione didattica ancora quando c’era il preside Bernardini; comunque ricordo di essere stato accolto bene da tutto il personale.

   Cosa ne pensa di J. F. Kennedy?
Penso che sia stato uno dei più grandi Presidenti della storia, con una forte personalità, che ha lasciato una notevole impronta negli USA e che dovrà essere sempre ricordato non solo per la Guerra Fredda ma soprattutto per i suoi valori.

  Faccia un saluto alla “sua†scuola!
Saluto tutto l’ambiente del Kennedy, gli insegnanti, gli studenti, i genitori soprattutto. Mi impegno ad assicurare un anno sereno ed efficiente. Buon lavoro a tutti e spero che vi troviate bene
.

                                                                        Tost e Das


Scuola, torna l’esame di riparazione di settembre!

Se per la maggior parte degli studenti tornare tra i banchi di scuola, dopo ben tre mesi di vacanze estive, è un vero e proprio dramma, le cose non vanno certo migliorando dal momento che tornano gli esami di riparazione.
 A distanza di quasi 12 anni, Giuseppe Fioroni, attuale Ministro della Pubblica Istruzione, allarmato dall’alta percentuale dei ragazzi ammessi alla classe successiva nonostante avessero uno o più debiti formativi, ha presento lo scorso 5 Settembre la bozza della legge ai Sindacati i quali hanno approvato la manovra.
Già da quest’anno, infatti, circa 2 milioni di studenti delle scuole superiori sanno chiamati a “saldare†i debiti che accumuleranno nei prossimi mesi con una formula che ricorda i vecchi esami di riparazione di Settembre.
Il  messaggio rivolto ai ragazzi è molto chiaro: meglio non scherzare troppo quest’ anno! Solamente un anno fa gli studenti, soprattutto quelli delle classi quinte coinvolti in prima persona, erano preoccupati perché avendo un debito in qualche materia rischiavano di non essere ammessi agli esami di Stato; ora invece ad essere allarmati lo sono tutte le classi, tutte sullo stesso piano, con la consapevolezza di poter ripetere lo stesso anno scolastico se non si supera uno, ed un solo, esame di riparazione.
Diverse sono state le polemiche a riguardo e i diretti interessati sono due:
I professori, la maggior parte dei quali appoggia il nuovo decreto nonostante il fatto che dovranno preparare le prove per gli esami e organizzarsi per i corsi estivi e forse i lori salari non saranno particolarmente elevati, tuttavia giustificano tale presa di posizione dicendo basta a tutti quegli studenti che durante l’anno si applicano solamente in alcune materie a loro scelta, a discapito delle altre che ritengono meno importanti, rallentando però, il programma dei loro professori a danno dei propri compagni.
Gli studenti, a loro volta, ritengono assolutamente drastica la nuova legge che procurerà assai problemi e che di certo non migliorerà l’attuale situazione. Difatti hanno voluto manifestare le proprie idee lo scorso 12 Ottobre con lo sciopero generale. Da Milano a Palermo le piazze sono state invase da migliaia di studenti di tutte le età, ma le motivazioni di manifestazione vanno ben oltre la nuova manovra politica, quest’ultima è stato solo la gocci che ha fatto traboccare il vaso: la protesta degli studenti era anche contro l’amento dei prezzi dei libri, conto l’ammissione a numero chiuso presso le università, contro una scuola le cui basi cominciano a vacillare e che non assicura più una formazione adeguata sia per coloro che vogliono avviarsi verso il mondo lavorativo, ma tanto meno quello universitario!
 Deludente, però, è stato il risultato di tale sciopero: molti non hanno compreso il vero senso di questo manifestazione e ad aver aderito sono state soprattutto le classi quinte, mente le hanno dimostrato scarso spirito di partecipazione!
Ora come ora l’Itala ha  bisogno di rimettersi in carreggiata dal punti di vista dell’istruzione pubblica, alla pari degli altri stati europei e sotto certi punti di vista alcuni ritengono che questo provvedimento possa essere l’incipit per promuovere la qualità dell’istruzione, indirizzandola verso livelli standard europei e che possa richiamare tutti ad un serio impegno ciascuno tagliato per il proprio ruolo di studente o insegnante che sia!Solamente alla fine di quest’anno scolastico vedremo quali saranno gli esiti di tale manovra politica che sicuramente non verrà rimossa nonostante i dissensi di studenti e famiglie che ne risentiranno economicamente.

                                                                            Tost 


Il caso di Monselice

Basta una delibera per fermare le stragi causate dall’alcool?

Alcuni mesi fa, su proposta della Lega Nord, ilConsiglio Comunale di Monselice ha approvato una delibera che ha fatto molto discutere. Infatti, sulla scia dei numerosi fatti di cronaca che registrava illegalità specialmente in violazione del codice della strada e da parte di giovani, il tema trattato era quello di una vera e propria emergenza: come limitare le stragi causate da chi si mette alla guida in stato di ebbrezza.
La cronaca informava che statisticamente gli incidenti avvengono nelle ore notturne e a causa dell’eccessivo tasso di alcool trovato in coloro che sono alla guida. Per lo più guidatori di età giovanissima, addirittura neopatentati. Come mettere rimedio a tale “carneficina†sulle strade del nostro paese? Ecco il colpo di mano della Lega Nord. La delibera approvata dal Comune di Monselice impegna il Sindaco ad emettere una ordinanza di divieto di somministrazione di alcolici nei locali pubblici a partire dalla mezzanotte. Un provvedimento che, a detta di alcuni dell’ opposizione, non pone rimedio alla vicenda. Infatti i giovani potrebbero subire tale limitazione solo al territorio del Comune di Monselice e poi altrove, nelle località limitrofe potrebbero con disinvoltura continuare a bere alcolici anche dopo la mezzanotte. Dunque il limite di tale intervento preventivo si presenta insufficiente. Resta però il problema e per l’opinione pubblica sarebbe più di natura culturale e di educazione. Come in tutte le cose che rivestono valenza sociale, si tratta di una preventiva educazione che muove i primi passi nella famiglia e si dilata nell’ambito della scuola. Fare uso di alcool e mettersi alla guida è un comportamento riprovevole che ogni persona deve capirlo. Che lo voglia o no. Bisogna far capire l’importanza della vita personale ed altrui. Su questa base si pone una efficace
educazione al rispetto della legalità che se attuato certamente potrà evitare inutili sofferenze. Se un giovane non rispetta queste regole allora a ben poco vale la limitazione a versare alcool ai frequentatori notturni dei bar. Anche in altre fasce orarie, se alla guida ubriachi, si può mettere a rischio la propria ed altrui vita!

                                                                  Filippo Rossato


I cittadini si oppongono alla costruzione dell’ascensore
che sventra il Colle della Rocca

In questi ultimi giorni il dibattito della politica e dei cittadini di Monselice si è acceso attorno alla programmata costruzione dell’ascensore nel Colle della Rocca. I riflettori sono puntati, non tanto sulla utilità di un mezzo di trasporto che agevoli la salita, bensì sul fatto che l’ascensore è stato deciso senza un confronto con i cittadini e senza la ricerca di soluzioni alternative. Ma veniamo ai fatti. La Regione del Veneto, proprietaria del Colle e della cava nonché del Torrione, ha deciso di creare un cunicolo che parte dalla cava della Rocca e, attraverso un canale scavato nella trachite, si eleva per circa 117 metri. Il costo preventivato è di circa sei milioni di euro.  Alcune forze politiche e comitati dei cittadini hanno preso posizione contraria alla costruzione di tale opera. I motivi sono molteplici: vanno dalla mancata visione della bella salita al Colle con la monumentale via del Santuario e le Sette Chiese, al  fatto che il punto dove “sbuca†in alto l’ascensore si trova comunque ancora a ben 25 metri di dislivello da superare per raggiungere il Mastio Federiciano. Inoltre dietro questa operazione, taluni sostengono che vi sia un affare di interessi economici sia per l’eventuale ricavo dalla vendita del materiale estratto (trachite) sia per la ricostruzione della ex Casa Bernardini che pare destinata a ristorante. Alcuni sostengono che alternative per favorire il flusso turistico in visita al Colle della Rocca siano quelle di raggiungere l’Esedra di Villa Duodo a piedi o attivando un servizio stabile di trenino turistico a trazione ecologica. Poi da qui una breve scala mobile esterna e panoramica parallela allo Scalone avrebbe portato le persone al livello della necropoli longobarda ed ex casa Bernardini.
L’ultimo dislivello di circa 60 metri, tanti quanto separa la Casa Bernardini dalla Porta Gotica del Torrione, si sarebbe potuto (con meno impegno economico) costruire un ascensore panoramico a parete di cava (recentemente messa in sicurezza). Così facendo si sarebbe potuto far vedere i monumenti della città e salire senza fatica sulla sommità del Colle. Ora pare sia troppo tardi per fermare il progetto, i cui lavori sono iniziati. Ma la protesta si fa sentire anche nelle sedi istituzionali, fonte di una consistente campagna di sensibilizzazione che ha portato alla raccolta di firme in numero considerevole. Vedremo in futuro l’evolversi della situazione.

                                                                 Filippo Rossato


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GIORNALISTI: Tost, Das, Giovanni,Marco,  Bianca, Lisa, Filippo, Federico, Roberto, Francesca Alex ... 
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ISIS J.F.Kennedy Monselice                                                                                                                                                  Ã‚© raccisa 2006